
Quinta puntata della Rubrica "L'ultimo tassello del Biometano: il mercato". A cura di Tomas Carini, esperto Biomethane Purchase Agreement (BPA).
Il 30 giugno 2026 è per i produttori l'ultimo giorno utile per immettere il biometano in consumo, accedendo così agli incentivi. Sono previste 6 Configurazioni, tra le quali la A è certamente la più diffusa.
A poco più di un anno dalla scadenza, però, alcuni produttori rischiano che l'allacciamento non venga concluso in tempo. Che fare? Si può invocare la forza maggiore? Nel frattempo, per il produttore è possibile optare per le Configurazioni C e/o D, che prevedono l'utilizzo di carri bombolai, la prima con consegna diretta ad un cliente finale, la seconda con accesso alla rete del gas naturale. Watergas.it ha coinvolto alcuni attori della filiera nel tentativo di offrire uno spaccato della situazione e qualche possibile orientamento.
"Cos'è un carro bombolaio?". Risponde Matilde Corbo, Founder & CEO di Ecos s.r.l.: "È un veicolo progettato per il trasporto di bombole contenenti gas, come ad esempio gas naturale, ossigeno, azoto etc.". Adeguatamente fissate, protette contro urti, cadute e potenziali perdite, segnalate ed etichettate per indicare i rischi associati, queste bombole, realizzate in acciaio, sono installate e collegate in batteria all'interno della sagoma del veicolo. Il carro bombolaio, prosegue Corbo, "è realizzato ex novo, sottoposto a normativa ADR e TPed", che regolamentano cioè il trasporto di merci pericolose e sotto pressione.
Al netto di qualche accorgimento tecnico, un carro bombolaio può trasportare biometano: "Qual è il volume medio trasportato, a che pressione e per quale utilizzo è stato concepito?". Ancora Corbo: "In generale, i più usati sono quelli che trasportano 6-7.000 mc a 200 bar di pressione e vengono utilizzati per raggiungere quei siti, aziende o privati che non sono serviti dal metanodotto".
Può essere di interesse ascoltare la voce di chi si trova in questa difficile situazione: "Per quali ragioni sta valutando la possibilità di usufruire dei carri bombolai?" Ha risposto Stefano Boscolo (vedi primo articolo), AD di Metania Service s.r.l.: "Non era la nostra soluzione iniziale, ma abbiamo dovuto prenderla in considerazione a causa del ritardo di Snam Rete Gas". Una dichiarazione forte, ma che rappresenta una realtà concreta e condivisa. I già consueti tempi lunghi si dilatano ulteriormente in questo periodo per le centinaia di richieste di allaccio, concentrate peraltro nello stesso segmento temporale e che si aggiungono all'esistente.
Tale soluzione è per Boscolo "temporanea, fino a quando non verrà completata la connessione di Snam Rete Gas". È comprensibile: la pressione di 200 bar dei carri è di molto superiore a quelle dei metanodotti (da 12 a 24 bar le reti in media, da 24 a 70 bar in alta) e quindi comprimere così tanto il biometano produce consumi imprevisti che aumentano i costi di energia elettrica. "E sono eventualmente necessarie modifiche impiantistiche?". Ancora Boscolo: "Sì, e sono anche molto costose. Stiamo facendo le dovute valutazioni perché non riteniamo corretto dover pagare le mancanze infrastrutturali italiane".
Per aiutare i produttori a chiarirsi le idee sul da farsi abbiamo chiesto: "Quali sono le soluzioni tecniche e gli investimenti per le operazioni di carico?". Entra nel dettaglio Corbo: "Occorre in primis un sistema di compressione completo di accessori, adeguato e dimensionato rispetto alle pressioni da carro e portate tali da consentire i riempimenti del carro bombolaio in tempi definiti e certi, indicati dalle esigenze di produzione dell'impianto di biometano. A seguire un sistema per l'erogazione del biometano compresso, con punti di erogazione non fiscali e attacchi completi di tubo e mandrino adatti al carro". Inoltre, in base alle distanze di sicurezza, potrebbe essere necessario realizzare anche una baia di carico.
"E di quali costi stiamo parlando?". Corbo fornisce un'utile indicazione di massima: "I costi di un'attrezzatura completa variano in base alle esigenze specifiche dell'impianto, delle portate, della produzione. Possiamo dire che possono variare da 100 k€ a 350 k€".
Non è finita: poiché l'obiettivo iniziale era l'allaccio alla rete, il carro bombolaio dovrebbe essere lo strumento più indicato proprio per realizzare questo obiettivo: in base alla Configurazione D dovrebbero essere quindi disponibili vari Punti di Immissione (PDI). Ma così non è: sembra addirittura che al momento nel solo nord Italia sia disponibile un solo PDI, il che è paradossale e scioccante: che senso ha aver previsto la Configurazione D se non è praticabile? In realtà, la realizzazione di un PDI, che può servire più impianti di produzione, poteva persino essere un'opportunità di business, offrendo un servizio per tutti coloro che ne avessero l'esigenza.
Al produttore restano quindi 2 strade: realizzare in proprio un PDI, ma torniamo alle lungaggini di cui sopra, oppure la Configurazione C, cioè la consegna diretta ad un cliente finale. Peccato che anche per quest'ultimo sia previsto un aumento dei costi, paragonabili a quelli sopra indicati per il produttore, come evidenzia Corbo: "Occorre innanzitutto un adeguato sistema di riduzione e preriscaldo, che consenta lo scarico del biometano compresso nel metanodotto disponibile". Anche in questo caso potrebbe essere necessaria una baia, questa volta di scarico.
In un quadro così complesso, incerto e sempre più oneroso, nel quale l'uso del biometano viene da un lato incentivato e dall’altro ostacolato, "fino a che distanza indicativa è sostenibile l'utilizzo di una flotta di carri bombolai per rifornire il proprio cliente?". Risponde Corbo: "In generale, il costo del trasporto via carro dipende da fattori come la distanza, il volume, il tipo di veicolo e il costo del carburante. Inoltre, è importante considerare anche i costi di gestione e manutenzione dei veicoli, nonché di personale e assicurazioni. È considerato economicamente sostenibile per distanze relativamente brevi, fino a circa 100-150 km".
In Italia tale servizio è un'attività che richiede competenze e investimenti dedicati e che, per garantire ritiro e consegna puntuali, prevede in molti casi l’utilizzo di una vera e propria flotta, con un costo anche importante: "Come scegliere quindi il miglior servizio?". "La nostra scelta è stata quella di fare ricorso a consulenti esterni", conclude Boscolo. Con l’obiettivo di accedere agli incentivi, non stupisce una scelta del genere perché la tempistica è veramente ridotta e risente dell’antico adagio che recita: "Il tempo è denaro".
A ben riflettere, però, non c'è denaro che possa comprare il tempo.